I videogiochi come «terapia» per il Coronavirus?

 L’Organizzazione Mondiale della Sanità e alcune tra le principali società videoludiche hanno lanciato nelle scorse ore una nuova campagna – con l’hashtag #PlayApartTogether – con l’intento di incoraggiare le persone a seguire le raccomandazioni sul distanziamento sociale per evitare la diffusione del Coronavirus, rimanendo semplicemente a casa e a giocare ai videogiochi online, da soli o con gli amici.

Si poteva immaginare. Le vendite di videogiochi e relativi accessori hardware e software hanno avuto un’impennata a marzo, attestandosi a 1.6 miliardi di dollari e facendo registrare un + 35% di incassi rispetto a un anno fa.

È quanto riporta Deadline riguardo ai dati della quarantena imposta dalla pandemia di Coronavirus.

I numeri relativi al gaming sono i più alti dal 2008 e riflettono la tendenza di molte persone, forzate a restare in casa dal lockdown, a passare il tempo giocando con consolle, PC e affini.

Anche il segmento dei giochi online è destinato a conoscere un boom analogo in questo periodo di “quarantena”, particolarmente amati i giochi con elementi social e online che permettono di giocare insieme agli amici e tenersi in contatto e divertirsi insieme anche senza vedersi di persona, come ad esempio i giochi sportivi come FIFA, o gli ormai famosi battle royale come Fortnite, Overwatch, Paladins e i classici League of Legends e Counter-Strike: Global Offensive ecc…

Ma Neanche un anno fa, l’Oms aveva dichiarato la dipendenza dai videogiochi una malattia, inserendo il gaming disorder tra le nuove forme di dipendenza del mondo moderno. La decisione aveva fatto molto discutere all’epoca, in quanto buona parte del mondo accademico e scientifico non era d’accordo con tale classificazione, e oggi l’iniziativa #PlayApartTogether non manca di stupire, visti i precedenti.