Un vero e proprio evento in programma al Teatro “Angelo Musco” giovedì 17 marzo, alle 21. “Accatania” è il concerto speciale che i Lautari dedicano alla città in cui vivono e fanno musica da 35 anni. Per l’occasione, hanno costruito una scaletta speciale con le canzoni e le storie che rappresentano Catania. Un viaggio nel tempo e nello spazio di una città che si può definire sempre con immagini opposte, con superlativi estremi: la più bella/la più brutta, la più colta/la più ignorante, la più accogliente/la più carogna. Un viaggio vissuto sempre con l’intento di condividere la gioia della musica.
Formazione longeva e apprezzata da pubblico e critica, molto attiva sia in Italia che all’estero, i Lautari (Puccio Castrogiovanni, Gionni Allegra, Marco Corbino, Salvatore Assenza e Salvo Farruggio) da trentacinque anni si muovono nel solco della tradizione popolare e del suo rinnovamento con un progetto che prevede non solo la ricerca e la rielaborazione di canti siciliani, ma anche la composizione di brani inediti nel rispetto dei motivi e delle forme tradizionali. Per anni al fianco di Carmen Consoli, il gruppo può vantare anche collaborazioni con artisti del calibro di Goran Bregovic e, in campo teatrale, Gabriele Lavia, Franco Zeffirelli, Giorgio Albertazzi e Peppe Barra.
L’ultimo lavoro discografico dei Lautari, “Fora Tempu” (Italysona), è arrivato a nove anni di distanza dal precedente. L’album, l’ottavo della band catanese, è un invito a prendersi i propri tempi in un’era in cui tutto si misura con l’efficienza e il guadagno. Perché la musica può fare a meno dell’orologio e del passaporto. Così succede che si parta dalla Sicilia, si attraversi il Brasile e i luoghi più malfamati del mondo, per arrivare infine a raccontare l’uomo: della sua ricerca della libertà, del disagio di vivere una vita scandita da tempi veloci, della decadenza dell’umanità e della necessità di tornare a quello che era, aggrappandosi alla tradizione quasi come fosse salvifica.
“Ci piace pensare a quel che facciamo – dicono i membri del gruppo – come a un lavoro artigianale che sta scomparendo, come, per esempio, quello dei liutai di una volta (a Catania c’era una grande tradizione di liuteria) che per costruire una chitarra o un mandolino impiegavano anni, ma che alla fine potevano davvero garantire che il lavoro era fatto bene”.